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Guaranà ... la carica che a volte manca

SANA ... PIANTA

In Amazzonia molte tribù di indios lo hanno considerato per secoli una pianta sacra, sfruttandolo come rimedio per la diarrea, i dolori mestruali, il mal di testa, l’ipertensione, la febbre. Ma il guaranà veniva utilizzato soprattutto per l’effetto tonico-stimolante dei suoi semi, prezioso per aumentare la resistenza fisica nelle attività quotidiane, in caccia, in guerra. Un impiego ben giustificato dal suo contenuto di caffeina e altre sostanze ad attività simile, e diffusosi in Occidente da quando, nel 1700, il botanico tedesco Christian Franz Paullini descrisse le proprietà di questa pianta. Il guaranà incominciò a essere coltivato su scala industriale agli inizi del ventesimo secolo per la produzione di diverse bevande commercializzate in sud America. La sua distribuzione in Europa e nel resto del mondo data da fine anni 50. A livello cerebrale la pianta induce stimolazione dei neuroni corticali, con il risultato di stimolare l’attenzione, la memoria e l’ideazione e di accrescere la resistenza fisica al lavoro (anche per un potenziamento della contrazione muscolare) e allo stress. Inoltre il guaranà aumenta la frequenza e la forza delle contrazioni cardiache, innalza la pressione arteriosa e velocizza il metabolismo corporeo, favorendo anche una perdita di peso. Un consumo eccessivo, specie se associato a quello di altre fonti di caffeina, può originare ipertensione, cefalea, ansia, nausea, vomito, tachicardia, convulsioni

Come si usa

Si utilizza, anche sotto forma di vari prodotti come compresse, bastoncini, caramelle, l’estratto secco con un contenuto minimo di caffeina del 3%. La posologia giornaliera va da 4 a 5 mg per kg di peso corporeo, in due somministrazioni, una alle ore 8 e l’altra alle ore 16. Si consiglia di non superare queste dosi e di non protrarre l’assunzione per più di 30 giorni consecutivi.


Fonte

Alphega Magazine 5/2021

Settembre/Ottobre